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Latte: meglio animale o vegetale?

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Pubblicato da Ben di bio in alimentazione · 9 Ottobre 2018
Tags: latte
Latte: meglio animale o vegetale?

Il latte animale, soprattutto quello vaccino, è da tempo al centro del dibattito. Tra chi lo addita come non necessario o addirittura nocivo e chi ne esalta le proprietà. Al tempo stesso negli ultimi anni il reparto latte dei supermercati s'è decisamente affollato. Non c'è solo quello di mucca o capra, ma anche tanti altri prodotti che, pur non essendo latte, gli somigliano parecchio: stiamo parlando dei latti vegetali. Le varianti sono diverse: di soia, riso, avena, ma anche farro, sorgo, miglio, quinoa ecc. A questo punto le domande sorgono spontanee:

QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA LATTE ANIMALE E LATTE VEGETALE?
Il regolamento europeo stabilisce che solo quello ottenuto dalla mungitura possa essere denominato ed etichettato come “latte”. Fatta eccezione per mandorla e cocco (per i quali il termine “latte” era già di uso consolidato), tutti gli altri prodotti possono essere denominati al massimo come “bevanda” o “drink”.
Il latte di mucca presenta proteine ad alto valore biologico, ovvero gli amminoacidi che l'essere umano non può produrre. Le bevande prodotte da cereali ne contengono invece molto meno. Un discorso simile va fatto per i grassi e il colesterolo, elemento fondamentale in fase di crescita per la produzione di ormoni: sono molto presenti nel latte animale e poco in quelli vegetali, ad eccezione di quello di cocco. Riguardo a vitamine e zuccheri le bevande vegetali ne hanno un livello basso, ad eccezione di quelli a base di riso e avena, dolcissimi e sconsigliati per i diabetici. I “latti vegetali” hanno un altro punto di forza: sono più digeribili; questo perché un latte vegetale contiene più acqua, proteine meno complesse e zuccheri in forma semplice, già separati.
IL LATTE ANIMALE E’ INDISPENSABILE ALL’ORGANISMO O PUO’ ESSERE SOSTITUITO CON QUELLO VEGETALE?
Il latte è un alimento ideale per la prima fase di crescita dei cuccioli di mammifero perché è completo e bilanciato. Gli animali adulti in genere non lo consumano, anche se noi umani lo facciamo da circa 8-10.000 anni. In realtà con la crescita, a partire dai 3-5 anni, si assiste ad una progressiva riduzione dell'attività dell’enzima lattasi, fino al 90-95%. (l'enzima che serve a digerire correttamente il lattosio contenuto nel latte), motivo per cui esistono le intolleranze al lattosio. Va detto anche che c’è un’enorme differenza tra il latte di una volta e in latte di oggi, prevalentemente industriale. Una mucca che mangia erba selvatica produrrà un latte con molte sostanze utili (tra le quali l'omega 3), a differenza del latte proveniente da allevamenti intensivi (quindi non biologico).
Per molti il latte animale è indispensabile anche per gli adulti in quanto fonte importante di vitamina D. In realtà la principale fonte di vitamina D è gratis: il sole! L'esposizione al sole di circa 10 / 15 minuti al giorno, con almeno il 40 per cento della pelle esposta, è normalmente sufficiente per ottimizzare naturalmente il livello di vit. D.
Riportiamo, inoltre, le parole del famoso epidimediologo Franco Berrino: "Non c'è nessuno studio che abbia dimostrato in modo chiaro che mangiare latte e formaggi ci protegge dalle fratture ossee. Anzi, ci sono addirittura dei sospetti contrari."
CHE IMPATTO AMBIENTALE HANNO?
L’allevamento del bovino da latte è spesso associato a pratiche intensive che sono a loro volta associate ad un concetto di maggiore pressione ambientale in termini di consumo di risorse naturali e rilascio di inquinanti. Uno dei principali impatti, che è anche quello più dibattuto, riguarda le emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra (GHG). I GHG sono indicati come la principale causa del riscaldamento del pianeta. Il metano (CH4) è il principale gas serra emesso dall’allevamento del bovino da latte ed è prodotto dalle fermentazioni ruminali e da quelle a carico delle deiezioni, in particolare dai liquami. In questi termini appare evidente l’enorme differenza con le bevande vegetali.

In conclusione, il latte animale è indispensabile per i primi 3 anni di vita, utile fino agli 8 e non necessario per gli adulti. Il latte vegetale del latte ha solo il colore e ha caratteristiche diverse da quello animale. Per questo motivo, non deve essere sostituito nella dieta dei bambini, mentre può essere ottimo per persone adulte che devono evitare grassi e colesterolo. Infine, essendo più acquose e presentando zuccheri più "semplici", le bevande vegetali sono indicate per chi non riesce a digerire il lattosio.
In definitiva passando alla bevande vegetali ne beneficeranno sia l’organismo e che l’ambiente.

Tra i più conosciuti e reperibili nella grande distribuzione, sicuramente troviamo il latte di riso, il latte di soia, il latte di avena ed il latte di mandorla. Il primo presenta un contenuto minimo di grassi (comunque grassi polinsaturi di buona qualità), un minore contenuto proteico ed una maggior nota zuccherina data dall’amido presente nel riso. E’ una buona fonte di vitamine (soprattutto A e B) e sali minerali, ma è opportuno controllare l’etichetta per verificare l’aggiunta di eventuali grassi come oli vari.
Il latte di soia è sicuramente il più diffuso, presenta un contenuto proteico molto simile a quello del latte vaccino pur avendo un apporto calorico dimezzato rispetto ad esso e perciò adatto anche a regimi dietetici ipocalorici. Presenta anche un ridotto contenuto di grassi ed è un’ottima fonte di vitamine, sali minerali e fibre: risulta, così, indicato anche durante lo svezzamento. Inoltre è importante verificare che la soia da cui è stato ottenuto sia priva OGM (per legge, i prodotti biologici devono esserne privi).
Il latte d’avena è un latte ipocalorico, con un elevato contenuto di fibre e vitamine, soprattutto del tipo B (tra cui l’acido folico) ed A e presenta un gusto dolce e delicato.
Infine il latte di mandorla risulta essere il più energetico, caratterizzato da una buona quota di grassi polinsaturi, fibre, vitamine e sali minerali. Non contiene glutine e può essere utilizzato anche durante lo svezzamento dei neonati; mentre il sapore è tendenzialmente dolce e varia di intensità in base all’aggiunta o meno di zucchero.



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